lunedì 8 giugno 2009

Pensieri sparsi: Sogniamo nuovi e dirompenti diritti, numero due…




Ed eccoci al secondo diritto sognato…
La casa! Sempre per citare il Nostro, quel “luogo sacro appartenente a me”, uno “spazio sacro dove abitare”.
Non penso adesso al diritto all’avere una casa, tipo accesso alle case popolari per intenderci, quanto alla possibilità di costruirsi la propria casa.
Questo si è un diritto dirompente, nella sua banale semplicità. Perché non abbiamo più la possibilità di costruirci una casa?
Perché non posso ripulire un pezzettino di terreno e, da solo o aiutato dagli amici, dai vicini, costruirmi la mia casetta?
Se questo diritto basilare fosse sancito per legge, avremmo finalmente un’architettura a basso impatto, i soldi che non bastano mai neanche per uno squallido monolocale avanzerebbero per una casetta autoprodotta, ognuno potrebbe esprimere la propria creatività, incrementare la propria autostima, dar vita al proprio sogno nel costruirsi il nido, …
Vincolare l’autocostruzione all’utilizzo di materiali naturali, riciclabili, vincolarla in quanto a misure, a impatto estetico-paessagistico, rendere disponibile ai cittadini un’ABC delle costruzioni sicure… e poi restituire ai cittadini una libertà che è appartenuta loro dai tempi dei tempi!
Non è utopia, in molte parti del mondo è qualcosa di assolutamente normale.
Nel Bel Paese, invece, dove i partiti del cemento continuano ad avere la maggioranza, il cittadino non può neanche costruire una casetta per gli attrezzi, pena la denuncia per abusi edilizi ed un mare di sventure, mentre gli speculatori immobiliari, a braccetto con mafiosi e politici, coprono di cemento e di vergogna quella che soltanto prima degli anni ’50 era una penisola meravigliosa. 150.000 ettari della bella Italia vengono urbanizzati ogni anno, 1 milione e cinquecentomila metri quadri, ogni anno!
Comunque, mentre ci abituiamo a sognare e formulare questi nuovi diritti, è bene sapere che esistono già adesso delle alternative abitative che escono dal classico mercato immobiliare delle vendite e degli affitti o dal circuito dell’assegnazione di alloggi popolari.
Sto pensando alle case mobili, alle tende tipo yurt, ai camper autoprodotti, alle house-boat, ai camping residenziali, agli annessi agricoli ristrutturabili…insomma a tutte quelle possibilità che forse non andranno bene per tutti ma che potrebbero già, qui e ora, rappresentare un’alternativa al normale stato delle cose. Se vinciamo l’idea di sentirci nomadi forzati, squatter controvoglia, hippies anacronistici, potremmo accorgerci che abbiamo ancora piccoli spazi di libertà, libertà di vivere, di abitare, di riappropriarci del nostro luogo sacro, della nostra CASA!

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