martedì 17 marzo 2009

Pensieri sparsi: Et voilà!


Ebbene Oui,
come dicevamo proprio nel post di ieri, il nuovo paradigma inizia ad affacciarsi...perfino su "Che tempo che fa", la trasmissione televisiva della RAI condotta da Fabio Fazio!
Pochi giorni fa infatti, è stato ospite della trasmissione Serge Latouche, professore emerito di Scienze economiche all'Università di Parigi XI e all' Institut d'études du devoloppement économique et social (IEDS) di Parigi.

E' uno dei più conosciuti teorici e sostenitori della Decrescita, su cui ha scritto numerosi trattati tra i quali "La scommessa della decrescita" edito Feltrinelli e "Breve trattato sulla decrescita serena" edito Bollati Boringhieri.

Riportiamo alcune sue brevi riflessioni:
" Uno scienziato francese, Hubert Reeves, molti anni fa raccontava questa favola. Un giorno un vecchio pianeta nelle sue divagazioni incontra la Terra che non aveva visto da alcuni milioni di anni. Allora dice: «Come stai?». La Terra risponde: «Non mi sento molto bene, credo di avere una malattia mortale». «E come si chiama questa malattia?». «Si chiama umanità». «Ahh – conclude il vecchio pianeta –, anch’io l’avevo presa alcuni milioni di anni fa. Ma guarisce da sola, si autodistrugge».
La scommessa della decrescita è diversa. Non pensiamo che l’umanità sia una specie votata al suicidio, o che non ci sia speranza. Pensiamo infatti che il suicidio faccia parte dell’essenza della società della crescita, ma non di tutte le società umane. Che la nostra società, la società moderna, sia candidata al suicidio ma non l’umanità in quanto tale. La decrescita scommette che sia possibile salvare l’umanità, ma solo a condizione di uscire dal paradigma della modernità, della società della crescita.
L’economia come la intendiamo nel senso moderno, come sinonimo di economia di mercato, capitalista, si fonda sull’idea dell’accumulazione illimitata e del consumo illimitato. Quindi la decrescita segnala la necessità assoluta di uscire dall’imperialismo dell’economia, dall’"economicizzazione" del mondo e, di conseguenza, dalla colonizzazione del nostro immaginario ad opera del mercato.
Invece di prendere come slogan, come fa il governo francese attuale, «lavorare di più per guadagnare di più» Ivan Illich diceva «lavorare di meno per vivere meglio». Di sicuro lavorando meno si produrrebbe meno o si distruggerebbe meno il pianeta e avremmo più tempo per godere della vita, per ritrovare il senso della vita. Forse meno ricchezze in termini di prodotto interno lordo ma più richezze in termini di vita, di ricerca del piacere e della felicità."

Se tesi simili iniziano a circolare addirittura fra il grande pubblico, fra poco forse smetteranno di prenderci per matti...

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